LLOYD COLE: IL PORTACENERE E’ PIENO DI GIOIELLI

Ci sono momenti, nella vita, in cui per poter continuare è necessario fare ordine nel proprio passato e vedere se da qualche parte è rimasto qualcosa da portare con sé negli anni a venire. Tra le attività tipiche di quel periodo un po’ critico che i francesi definiscono «le démon de midi» si può forse annoverare, quantomeno in senso metaforico, anche lo svuotamento dei portacenere, Cleaning Out The Ashtrays, come suggerisce il bel titolo scelto da Lloyd Cole per il cofanetto di quattro cd e un totale di 59 brani che raccoglie tutte le facciate B, le cover, le versioni alternative e gli inediti degli ultimi diciotto anni della sua carriera. Pubblicato in Germania dalla Tapete Records del suo amico Dirk Darmstädter, Cleaning Out The Ashtrays segna infatti un punto di svolta nella carriera di Cole. Arrivato alla soglia dei 50 anni, dopo un quarto di secolo trascorso sulle scene, prima come leader dei Commotions e dal 1990 in poi come solista, Cole ha deciso di abbandonare il ruolo tradizionale di cantante rock per vestire i panni del folksinger, scegliendo un basso profilo e una strada acustica che sembrano più confacenti non solo alla non più giovanissima età ma anche al suo modo di comporre e di interpretare.
Molti lo ricorderanno forse per i tre dischi pubblicati tra il 1984 e il 1987 con i Commotions e soprattutto per il disco d’esordio, il delizioso e insuperato Rattlesnakes, che non a caso è stato recentemente inserito dal «New Musical Express» tra i cento migliori dischi della storia del rock. Quando l’apice lo si tocca all’inizio, è difficile poi conservarsi all’altezza, ma la produzione di Cole si è mantenuta su un buon livello anche dopo lo scioglimento del gruppo, quando lo stesso Cole decise di lasciare l’Inghilterra per trasferirsi negli Stati Uniti. Dal 1990 ad oggi Cole ha infatti pubblicato otto dischi un po’ diseguali ma tutto sommato più che discreti, eppure il meglio della sua produzione, soprattutto a causa di alcune discutibili scelte delle case discografiche, è finito paradossalmente proprio nei «portacenere» che questo cofanetto di quattro cd contribuisce finalmente a svuotare. Ecco quindi che tra le 59 tracce di Cleaning Out The Ashtrays affiorano qua e là alcune autentiche gemme: versioni alternative molto più belle di quelle “ufficiali”, brani incredibilmente relegati al ruolo di facciate B come I Will Not Leave You Alone e Wild Orphan, solo per citare due esempi, o ancora brani che addirittura non sono mai stati pubblicati come Missing (un vero pezzo da manuale, forse la più bella canzone in assoluto scritta e interpretata da Cole) e Rain On The Parade. E infine le cover, tutte bellissime e al livello degli originali, da Most Of The Time di Dylan a Chelsea Hotel di Cohen, da Vicious di Lou Reed a I Just Don’t Know What To Do With Myself di Burt Bacharach, per arrivare infine a memorabili versioni di Children Of The Revolution, The Slider e Mystic Lady di Marc Bolan. Il che è come dire: il meglio, a volte, resta nascosto nell’ombra. Oppure, come nel caso di Cole, nei portacenere.
Mattia Mantovani

“La Provincia”, Como, Italy, January 13th 2009

Publication: LA PROVINCIA

Publication date: 13/01/09