COMO “Non che mi sia poi rimasta molta dignità”: quando un disco si apre con questo verso, e per giunta si intitola Broken Record, vale a dire “Disco rotto”, le premesse paiono essere tutt’altro che incoraggianti, soprattutto se il verso in questione è il verso iniziale di un brano che a sua volta si intitola Like A Broken Record, “Come un disco rotto”. Ma le premesse non sempre hanno un seguito: Broken Record è infatti il titolo del nuovo disco col quale il 49enne Lloyd Cole torna sulle scene dopo quattro anni dall’ultimo lavoro di studio ed esattamente un quarto di secolo dopo la pubblicazione di Rattlesnakes, il disco d’esordio che nel 1984 gli garantì una fama internazionale che Cole ha saputo gestire tutto sommato in maniera saggia, anche quando le mode musicali e i gusti del grande pubblico hanno cominciato a voltargli le spalle trasformandolo in quel che si suol definire un artista di nicchia. Pubblicato dalla tedesca Tapete Records di Amburgo, Broken Record è un disco per molti versi sorprendente e inaspettato, perché segna il ritorno a tutte le suggestioni e le sonorità che avevano fatto la fortuna del ventenne Cole negli anni Ottanta. Ma adesso l’approccio è diverso: il quasi cinquantenne Cole scrive e racconta con la giusta distanza e soprattutto con quel distacco che solo la maturità riesce a conferire, senza varcare la pericolosa linea d’ombra che ha trasformato molti suoi coetanei nelle controfigure di sé stessi. Ecco perché il titolo del disco e il verso che apre il brano iniziale debbono essere letti in chiave ironica: il “disco rotto” è semplicemente la metafora di una storia d’amore che si è inceppata, con i due protagonisti che continuano a dire le stesse parole in un’iterazione che le rende ormai prive di senso. Anche il secondo brano, Writers Retreat, un tipico up-tempo scelto come singolo, è una rilettura in chiave ironica dell’artista maudit che vampireggia le esistenze altrui nel tentativo di costruirsene una propria nella scrittura e nella musica, ma alla fine soccombe al proprio egoismo e si ritrova solo e abbandonato da tutti.
Ironia e distacco permettono anche di compiere alcune scelte coraggiose: in The Flipside e Why In The World, ad esempio, Cole racconta la fine di un amore usando come metafora le linee di una mano e la facciata B di un vecchio disco in vinile; in Westchester County Jail si avventura nei territori per lui assolutamente inesplorati del bluegrass e della musica delle radici, mentre nella bellissima If I Were A Song immagina addirittura di essere una canzone che ciascuno può suonare a proprio piacimento, a seconda delle situazioni e degli stati d’animo. C’è poi ironia anche in That’s Alright, con una simpatica variazione sul tema trito e ritrito della fuga dalla città, e nell’originalissima Oh Genevieve, che recupera ritmi e sonorità della musica popolare francese e si risolve nel puro non-sense di parole messe insieme solo per motivi di assonanza. Man Overboard riprende il tema dell’amore finito paragonandolo a una nave che va a sbattere contro gli scogli, Rhinestones è un delizioso interludio con una tipica strumentazione country, mentre Double Happiness è un altro uptempo che una volta ancora ironizza sulla “duplice felicità” di un amore finito. Il tutto si chiude con Inverse Midas Touch, che racconta in chiave country-rock la vita osservata da chi, a differenza di Re Mida, trasforma tutto ciò che tocca nell’esatto contrario dell’oro. Broken Record: il disco è rotto ma funziona benissimo. E non è un paradosso, ma semplicemente una logica conseguenza.
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Publication: La Provincia di Como
Publication date: 20/09/10